Le Interviste: Giusy Deiana - Antigos Incantos.


Per questa intervista sono a Quartu Sant'Elena nella casa di Giusy Deiana, una giovane il cui percorso è legato indissolubilmente all’arte e l’artigianato, passando dalla pittura alla realizzazione di oggettistica e gioielli, sino alla produzione di accessori di moda in tessuto, che vengono proposti al pubblico attraverso il brand "Antigos Incantos".



Ciao Giusy, raccontaci come e quando si è sviluppato il tuo interesse per l'arte.

Mi raccontano che già alla scuola materna le insegnanti erano sorprese del fatto che disegnavo tutto nei minimi dettagli. Se per esempio raffiguravo mia madre, pur nella rappresentazione tipica dei bambini, non trascuravo di metterle ai piedi le scarpe con i tacchi; a differenza dei miei coetanei disegnavo sempre le mani ed erano rappresentate con tutte e cinque le dita e della giusta lunghezza; mia madre poi, portava sempre un anello, e anche nei miei disegni l’anello era regolarmente al suo dito. 
Alle elementari ho avuto la fortuna di avere una maestra che era una pittrice, almeno una volta alla settimana ci faceva disegnare e col tempo anche dipingere sulla tela e sulla seta. Ricordo che mi piaceva talmente disegnare e dipingere che mi ero fatta regalare tutta l’attrezzatura necessaria.

Purtroppo alle medie il programma era basato quasi esclusivamente sulla storia dell’arte e non dava alcuno spazio all’attività manuale. Questo mi ha indotto a relegare il disegno in secondo piano rispetto alle altre materie scolastiche,  tanto che alle superiori mi sono iscritta in Ragioneria. 
Ma durante i due anni successivi è tornata prepotente la passione per il disegno: durante le pause o la ricreazione prendevo un foglio e disegnavo, andavo alla lavagna e disegnavo. Così ho abbandonato la Ragioneria e mi sono iscritta all’Artistico.



Il punto di partenza per te è stata la pittura, inizialmente rivolta alla figura umana e successivamente alle maschere tradizionali della Sardegna.

Sono grata alla mia insegnante del liceo che essendo appassionata della Sardegna, in ogni circostanza utile che si presentava: concorsi , mostre, ecc., prima ci faceva studiare il tema e poi ci chiedeva di rappresentarlo graficamente. In quel momento, pur sentendomi legata alle tradizioni della nostra terra, lo vivevo come un obbligo, ma a distanza di qualche anno dalla fine degli studi ho iniziato a interessarmi alle maschere tradizionali di Ottana e Mamoiada, per poi allargare il campo verso altri paesi. 
La scintilla è scattata quando ho partecipato a un concerto di Vinicio Capossela, che indossava la maschera de “Su Boe” mentre eseguiva un pezzo accompagnato dal coro dei Tenores. L’atmosfera di quella serata ha risvegliato la mia curiosità verso le maschere e più in generale nei confronti delle antiche tradizioni della Sardegna. Ho fatto ricerche approfondite sia sui libri che su internet, scoprendo le storie e i significati che si nascondono dietro ogni maschera.

Studiando la storia antica della nostra terra mi sono imbattuta poi sulle pintaderas, un nome che sino a quel momento associavo a degli orecchini che avevo visto esposti e che mi erano piaciuti particolarmente, ed è nata un’altra passione. 
Così ho iniziato a realizzare dei dipinti che rappresentavano sia le maschere che le pintaderas insieme ad altri simboli della cultura nuragica, utilizzando prevalentemente l’olio su tela. L’utilizzo dei colori olio mi consente  di dipingere come piace a me, senza fretta e dedicando il tempo dovuto alla cura dei particolari. 




Successivamente hai deciso di non limitare le tue attività alla sola pittura.

Sin dal primo momento l’idea era quella di dedicarmi anche al modellato in ceramica, ma le basi che avevo appreso nel corso di studi erano insufficienti e purtroppo non conoscevo nessun ceramista che potesse trasferirmi le sue conoscenze sulla lavorazione.
Un giorno ero in cartoleria e ho visto il fimo, la pasta sintetica modellabile e termoindurente che si può cuocere anche a casa usando un comune forno, così ho pensato di utilizzare quel materiale per fare un poco di pratica realizzando degli orecchini e dei ciondoli,  che poi indossavo o regalavo alle mie amiche.
Proprio un’amica alla quale piacevano particolarmente i piccoli gioielli che realizzavo mi ha spinto a proporli in vendita, dando il via a un’attività alla quale in precedenza non avevo mai pensato di dedicarmi. 


Indipendentemente da ciò che realizzi, le principali fonti d’ispirazione rimangono comunque le tradizioni e la storia della Sardegna.

Si, sono affascinata dal passato della nostra isola, dalle forme e dai simboli, come nel caso delle pintaderas, che ho scoperto avere tante forme diverse perché erano dei timbri  adottati anticamente per distinguere il proprio pane quando veniva cotto nei forni comuni.


Mi piacciono anche le pavoncelle, che ritroviamo nei mobili intagliati e nelle ceramiche sarde. Per questi lavori ho spesso utilizzato il fimo bianco e il terracotta, che opportunamente lucidati consentono di avvicinarsi alle caratteristiche estetiche della ceramica.
Per quanto riguarda i dolci ho iniziati a realizzarli quasi per gioco, da piccolina aiutavo mia madre a fare i dolci sardi, e studiando gli effetti che si possono ottenere con il fimo mi è venuto in mente che potevano essere perfetti per rappresentare lo zucchero dei dolci. I primi tentativi sono stati con i pastissus di mandorla, e poi sotto l’attenta supervisione di mia madre, ho cercato di ottenere degli oggetti che fossero il più possibile realistici e ho dato il via alla produzione delle calamite che hanno avuto un notevole successo. 


Nel fare i dolcetti mi diverto veramente tanto, con tutte le loro varianti, le decorazioni, i fiorellini, e poi quando li tiro fuori dal forno sembra che sto sfornando dei dolci veri.



Ultimamente stai modificando la tua produzione di monili passando dal fimo alla ceramica.

Si, mi piace l’idea di riprendere la lavorazione della ceramica, che è uno dei miei primi amori dopo la pittura.

Alcuni pendenti in ceramica prima della cottura in forno
I ciondoli per i gioielli da ora in poi saranno realizzati in ceramica, ma oltre alle classiche forme delle maschere e delle pintaderas, voglio iniziare a creare qualcosa di mio, di originale. Ad esempio, alla prossima edizione del CCM, porterò come novità assoluta un ciondolo che ho deciso di chiamare “Pinturfula”, realizzato prendendo come forma di partenza quella della bardunfula (n.d.r.: termine sardo che indica il giocattolo in legno simile alla trottola) con una lavorazione che richiama i motivi tipici della pintadera. 


Il fimo rimarrà esclusivamente per la realizzazione delle calamite con i dolci dato che è il materiale giusto per ottenere risultati realistici.


Parlaci degli sviluppi più recenti della tua attività e che ti vedono impegnata nella creazione di borse e accessori realizzati con i tessuti della tradizione sarda.

Un altro aspetto della nostre tradizioni che mi è sempre piaciuto è quello legato ai tessuti realizzati anticamente con i telai a mano, come i tessuti con cui venivano fatte le bisacce di contadini e pastori. Ho contattato un maestro tessitore di Samugheo con il quale ho avuto l’opportunità di approfondire la mia conoscenza sui materiali utilizzati e la lavorazione al telaio.


Così ho iniziato a realizzare borse e borsellini utilizzando tutte le varianti di tessuto, dal semplice bianco e nero alle colorazioni più vivaci, che accosto al cotone per le borse estive o al velluto per quelle invernali, e in qualche caso anche all’ecopelle.





Alla produzione basata prevalentemente su borse e borsellini si aggiungono le "bisaccine(vedi sotto) che recentemente mi sono state ordinate per utilizzarle come bomboniere per un matrimonio.


Lavoro particolarmente sull’accostamento dei colori, giocando sul contrasto cromatico che si genera utilizzando i colori complementari, aiutata in questo dall’esperienza sulla pittura.
Ultimamente sto anche studiando e sperimentando l’utilizzo dei tessuti tradizionali per la realizzazione di gioielli che possano essere indossati in abbinamento con borse e borsellini.


Quale è la risposta da parte delle persone e cosa apprezzano maggiormente delle tue creazioni?

Le calamite con i dolci hanno spopolato grazie all’aspetto particolarmente realistico, tanto che una persona che non sapeva come venivano realizzati ha persino provato ad assaggiali. I dolci in particolare sono apprezzati tantissimo dai sardi che vivono lontani, perché rappresentano un  ricordo della loro infanzia in Sardegna.


Un’iniziativa particolare che ho intrapreso sin dall’inizio e che penso sia gradita alle persone, è quella per cui quando vendo un qualsiasi oggetto legato al passato della Sardegna, oltre a spendere sempre qualche parola su ciò che rappresenta, allego un bigliettino dove riporto brevemente la storia o il significato di quell’oggetto.
Stanno avendo un ottima risposta anche le borse: colpiscono i bellissimi tessuti di Samugheo che utilizzo, con i loro disegni, i colori, la lavorazione artigianale al telaio, ai quali si aggiunge la semplicità dei modelli e gli accostamento di colore che ne esaltano la bellezza. 


Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato o che stai ancora incontrando per riuscire ad affermarti in questo campo?

Un aspetto che pesa non poco è quello per cui molte persone vedono la nostra attività come un hobby e la nostra produzione come qualcosa di poco conto che potrebbe essere realizzata da chiunque. A volte non è per niente semplice riuscire a far comprendere l’impegno in studio e lavoro che c’è dietro una produzione di tipo artigianale e quali siano i costi del materiale che utilizziamo.
(n.d.r.: per esempio i costi del tessuto realizzato con telaio a mano, il prezzo di un forno per la cottura delle ceramiche o il suo affitto da un ceramista)
C’è da dire a loro discolpa che il mercato è talmente invaso da produzioni in esubero vendute a prezzi stracciati, che non è immediato realizzare il fatto che se venissero applicati nel nostro caso, spesso non riuscirebbero neanche a coprire i costi di produzione.


Secondo te di cosa si potrebbe fare per aiutare chi vuole percorrere questa strada dal punto di vista professionale?

Una delle questioni più rilevanti per chi inizia è la mancanza di spazio per esporre. Prendiamo per esempio lo spazio fieristico di viale Diaz e consideriamo la manifestazione “Fiera Natale”: io ho fatto appena in tempo a partecipare all’ultima edizione nella quale venivano ospitati anche i creativi, poi c’è stata la protesta dei commercianti e non abbiamo più avuto quello spazio.
La città e piena di spazi inutilizzati e dovrebbe essere possibile darli in uso temporaneo a artisti e creativi per avviarli a poter trasformare la loro passione in una futura attività.

La nostra categoria: quella delle persone che si avvicinano alla produzione artistica e artigianale con l’idea in futuro di poter vivere della propria capacità creativa, non è inquadrata correttamente dal punto di vista normativo e fiscale, questo porta a un continuo scontro con i commercianti che ci accusano di essere avvantaggiati perché non paghiamo le tasse.
Ma in realtà noi diamo lavoro a molti commercianti, acquistando da loro i materiali che utilizziamo. Su quei materiali paghiamo l’IVA, che al contrario di loro non possiamo scaricare; ogni costo della produzione è sulle nostre spalle e il volume di affari che siamo in grado di sviluppare è decisamente modesto rispetto al loro.
Un nuovo assetto normativo, correttamente studiato, potrebbe anche in questo caso aiutare artisti e creativi a trasformare la loro passione in una futura attività, ed eviterebbe i conflitti tra le diverse categorie.


Iniziative e programmi per il proseguo dell’anno?

Il primo appuntamento è con il CCM (Creative Corner Market), che si svolgerà questo fine settimana nei locali dell’ex Liceo Artistico, e che è diventata una delle manifestazioni alle quali partecipo costantemente nelle diverse edizioni annuali.



Poi mi sono già prenotata per il Nautic Show che quest’anno si terrà nel porticciolo di Marina Piccola dal 2 al 5 giugno.


Sogni nel cassetto?

Un’idea che coltivo da tempo e che mi piace molto è quella di riuscire a creare un laboratorio artigiano nel quale si possa collaborare tra diversi artisti e creativi, una “fucina” nella quale poter scambiare esperienze e idee, dare e ricevere supporto dal punto di vista tecnico e umano, sviluppare insieme progetti.

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